lunedì 31 gennaio 2011

Cosa visitare nel Salento: il Castello di Corigliano d’Otranto

Il Castello di Corigliano d’Otranto(730 mq) fu costruito nel 1465 per difendere la terra dalle incursioni e dagli attacchi dei saraceni. Questa fu una prova di coraggio e di forza dimostrata da questa gente che resistette all’attacco dei turchi gettando grossi pezzi di formaggio dalle mura della città.

I suoi primi proprietari furono la famiglia De Monti, poi, grazie alla famiglia Trane, il castello fu arricchito con una bellissima facciata barocca, piena di iscrizioni incise e volti di persone importanti.
Sono visibili quattro torri circolari (cosa rara tra i castelli del Salento). Sulle torri ci sono statue di santi, ognuna rappresentante una virtù teologale: San Michele (la forza), Sant’Antonio Abate (la modestia), San Giorgio (la prudenza), San Giovanni Battista (la giustizia).
La costruzione mantiene ancora il suo originale fossato profondo ed è spesso luogo di eventi pubblici, specialmente in estate.

C’è una curiosa leggenda riguardo al castello: uno degli ultimi proprietari usava un passaggio segreto del castello che conduceva al castello di Martano, per scappare durante la notte.
Questo castello è in buono stato e una parte può essere visitata grazie all’intervento di “Kalos Irtate”, un gruppo di giovani di Corigliano che vogliono attirare l’interesse della gente verso le bellezze della loro terra. Gestiscono un bar sulla terrazza interna, dove si può bere un drink.Può essere visitato su richiesta.

Tratto da: http://salento.3punto0.org/

sabato 29 gennaio 2011

Cosa visitare nel Salento: il Castello di Acaya

Il Castello di Acaya risale al 1535-1536; ha una forma trapezoidale, un fossato e mura che sono uno dei luoghi più suggestivi della cittadina. L’architetto fu Gian Giacomo dell’Acaya, (che costruì molti edifici nel Regno di Napoli). Si trova a metà strada tra Lecce ed Otranto ed è come una città fortificata.
Marco PreteIl castello è situato nell’angolo sud-occidentale del borgo, collegato alla terra tramite un ponte levatoio. Ha due bellissime torri circolari in pietra leccese.
Devastato durante l’attacco turco nel 1714, il castello è stato lentamente restaurato grazie all’intervento dell’amministrazione locale.
Si può godere di una bellissima vista camminando sulle mura osservando nel frattempo il paesaggio circostante.


venerdì 28 gennaio 2011

Cosa visitare nel Salento: torri, castelli e masserie fortificate

Il Salento è pieno di torri, castelli e masserie fortificate che furono costruite per tenere lontani gli invasori.
A partire dall’età romana la gente iniziò a difendersi dai pirati collocando delle torri lungo la costa.
Questo fenomeno aumentò nel XV e XVI sec., quando i Turchi attaccarono frequentemente l’Italia, specialmente il sud. Tra il 1558 e il 1567 nel sud Italia furono costruite circa 399 torri, 96 delle quali in Puglia. Le torri avevano una pianta cilindrica o quadrangolare. Le prime erano solo per l’avvistamento; le seconde servivano come difesa ed erano equipaggiate con catapulte e armi da fuoco. Alcune di queste avevano grandi stanze e potevano perfino ospitare persone durante gli attacchi.
Le più importanti sono: Torre Rinalda, Torre dell’Orso, Torre del Serpe (Otranto), Torre di Minervino (Porto Badisco), Torre Mozza, Torre Suda (Racale), Torre Sabea (Gallipoli), Torre dell’Alto, Torre Sant’Isidoro.
Altre torri furono perfino costruite nelle aree edificate, come ad esempio la Torre di Federico II a Leverano (1220), la Torre di Salignano (XVI sec.), la Torre di Barbarano, vicino a Morciano di Leuca (XVI sec.), la Torre di Belloluogo a Lecce (1383) dove talvolta visse la regina Maria d’Enghien, la Torre del Parco a Lecce (1419), costruita in onore di Giovanni Orsini del Balzo, con un largo fossato.

Otranto sul mare Adriatico e Gallipoli sul mar Jonio avevano relazioni commerciali con altri paesi, perciò erano spesso circondate da alte mura e castelli per tenere lontani gli invasori.
Anche Castro, che aveva il monopolio del commercio marittimo nel Canale d’Otranto, aveva un bellissimo castello così come Roca, che fu raso al suolo dopo l’attacco turco a Otranto nel 1480, poiché era una terra di briganti. Ancora oggi si possono ammirare questi castelli, opere di importanti architetti del tempo: Evangelista Menga, Gian Giacomo dell’Acaya, Ciro Ciri, Francesco Martini.
Oltre ai castelli delle città sulla costa, anche nelle aree interne se ne possono trovare alcuni: il castello di Copertino, luogo di nascita della futura Isabella d’Aragona, il castello di Lecce costruito in onore dell’imperatore Carlo V, il castello di Morciano, il castello di Acaya e quello di Corigliano d’Otranto, con il suo profondo fossato e le decorazioni rococò.

Le masserie fortificate rappresentavano un altro tipo di difesa; erano circondate da alte mura con camminamenti e torri di guardia.
Sulla costa da Nardò ad Avetrana si può visitare la “Masseria Giudicegiorgio”, ben protetta con la sua torre del XVI sec., e il suo portale costruito in stile catalano-durazzesco.
Anche la “Masseria Trappeto” si trova in quest’area: somiglia a una villa rustica ed è una delle più belle, è monumentale con una grande scalinata esterna e larghe finestre.
Nei dintorni di Surbo si può visitare la “Masseria Melcarne” (recentemente ristrutturata) con la sua torre quadrangolare. All’inizio fu costruita in difesa contro gli attacchi dei banditi, poi diventò una villa aristocratica. Pochi chilometri dopo Cavallino c’è la “Masseria Li Nsarti” che recentemente è stata trasformata in una bellissima villa. Ha due piani e due grandi balconi sui due lati della torre.
La “Masseria Gelsorizzo” (con un’alta torre quadrangolare) si trova vicino Acquarica del Capo; la parte più alta della torre sovrasta una splendida terrazza.

giovedì 13 gennaio 2011

L'accensione della Focara di Novoli

Come da tradizione consolidata, l'onore dell'accensione della focara nella magica serata del 16 gennaio spetterà al Presidente del Comitato Festa Tony Villani.


"La focara, racconta Villani, è un motivo di tradizione, di orgoglio e di devozione a Sant'Antonio Abate, motivi che inducono noi novolesi ad adoperarci ogni anno per mantenere viva questa memoria in onore del Santo Patrono. Il nostro è anche un augurio e un messaggio di pace perchè il mondo, in questo particolare momento storico, ne ha veramente bisogno; speriamo che questa prima festa salentina porti veramente pace e bene non soltanto ai novolesi e ai salentini, ma a tutto il mondo".



Tratto da: Il Gallo - Intervista al Presidente del Comitato Festa Tony Villani

mercoledì 12 gennaio 2011

Novoli, la Festa del Fuoco ha inizio

La focara apre l'anno degli eventi non solo del Grande Salento, ma anche dell'intera Puglia.
Non è un caso che l'immagine della focara viaggi ormai su tutta la promo-comunicazione della Regione Puglia, come non è un caso che la focara sia stata riconosciuta come bene immateriale dei beni culturali. Proprio da questo riconoscimento regionale è partito un interesse particolare dell'Amministrazione Comunale che da cinque anni a questa parte ha portato la focara ad essere oggi l'immagine non solo del Salento, ma di tutta la Puglia.
La focara di fatto è un richiamo, è un faro che si accende nell'inverno salentino, nel momento in cui si sono spente le luci delle nostre marine.
Si accende questo faro che è un faro di un turismo pregiato, un turismo destagionalizzato. E questo faro illumina dei percorsi che partono sicuramente da quello religioso e delle tradizioni popolari, che però strada facendo, si sono arricchiti di nuovi percorsi, quali quello culturale, della salvaguardia attiva del paesaggio dei vigneti, della qualità del territorio, dei prodotti del territorio,della vita del territorio.

La focara è anche un riflettore acceso sulle eccellenze del nostro territorio, puntato sui percorsi dell'enogastronomia e delle nostre tradizioni popolari, legato alla cultura del nostro popolo.

Ed è per questo che oggi, il popolo del Salento, ma non solo, si riconosce in questo rito, un rito pagano che nasce da un sentimento religioso che esprime la cultura di un popolo e la vocazione di un territorio.


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Tratto da: Il Gallo - Intervista al Sindaco di Novoli Oscar Marzo Vetrugno

martedì 11 gennaio 2011

Le origini della Focara di Novoli

Focara in costruzione - foto www.focara.eu
La costruzione della focara inizia all'alba del 7 gennaio, anche se il "comitato" provvede all'organizzazione, alla raccolta e al trasporto dei fasci di vite già dall'inizio del mese di dicembre, per essere conclusa a mezzogiorno della Vigilia, momento, questo, salutato da una roboante salva e da rintocchi di campane.

Il falò è formato da fascine di tralci di vite (sarmente) recuperati dalla rimonta dei vigneti, le quali vengono accatastate con perfetta maestria e con tecniche tramandate gelosamente di generazione in generazione. In media per costruire un falò da venti metri circa di diametro per altrettanti di altezza occorrono dalle 80.000 alle 90.000 fascine (ogni fascio è composto da circa duecento tralci di vite, i quali sono legati tradizionalmente con del filo di ferro).

La raccolta delle leune, termine con cui si indicano i fasci donati per la costruzione del falò, inizia, come abbiamo accennato, il 17 dicembre con il trasporto di queste sul piazzale dove deve essere costruita la focara.
Fino agli anni '50 questo rito si consumava davanti al Santuario, poi è stato spostato in p.zza G. Brunetti, per essere nuovamente trasferito, per motivi di sicurezza e forse definitivamente, in p.zza T. Schipa.

Anticamente l'enorme catasta di legna secca aveva quasi sempre la forma conica ed era costruita con particolari tecniche che solo i maestri (pignunai) potevano conoscere, le quali venivano usate anche quando si conservava il raccolto nei covoni.
Altra antica usanza era quella di issare sulla cima del falò un ramo di arancio con diversi frutti pendenti (la marangia te papa Peppu), il quale era colto dal giardino di un prete del luogo.

Con il passare del tempo sono cambiate molte abitudini, sono cambiati molti costruttori e soprattutto sono cambiate le forme della focara, la quale non si presenta più sotto forma di cono, ma assume sempre forme diverse e molto impegnative. Negli ultimi anni, infatti, sono state costruite focare piramidali, a torta (diversi strati circolari sovrapposti), con la galleria (un tunnel nel centro del falò, in cui il giorno della processione passa anche la statua di S. Antonio Abate), con oblò e pinnacoli.

Per la costruzione di una focara occorrono 100 persone circa abbastanza abili per restare ore in piedi sui pioli delle lunghe scale e passarsi l'uno sull'altro al di sopra della testa i fasci, che poi giunti in cima vengono sistemati perfettamente dal costruttore.
Proprio sulla cima, la mattina della Vigilia, viene issata un'artistica bandiera, sulla quale è un'immagine del santo, che successivamente brucia insieme al falò. L'onore dell'accensione del falò spetta al presidente del comitato o al Sindaco, anche se negli ultimi tempi molti sono gli ospiti "illustri" che presenziano la magica sera del 16 gennaio.
L'accensione avviene attraverso una batteria - fiaccolata; una volta accesa, la focara arde per tutta la notte tra le migliaia di persone che, tra musica popolare e fumi di arrosti delle bancarelle presenti in piazza, assistono allo splendido spettacolo delle fasciddre, le caratteristiche faville che librano nell'aria creando una "pioggia di fuoco".

Il 17 gennaio, inoltre, tra i novolesi ricorre l'usanza di non 'ncammarare: pranzare, a base di pesce e bisogna astenersi obbligatoriamente dal mangiare carni e latticini. I piatti tipici del giorno sono gnocchi in zuppa di baccalà o di pesce, scapece (pesce condito con zafferano, pangrattato e aceto), frutti di mare, pittule, purciddhruzzi e cartiddhrate, dolci delle festività natalizie, tutto accompagnato dal moscato o dal rosolio locale.

Tratto da: lafocara.it

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Tradizioni del Salento: la Focara di Novoli

Focara - Photo Prisma di Tonio Serio

La "focara" è il simbolo di Novoli, un monumento unico nella sua maestosità e grandezza. E' un'enorme falò di tralci di vite secchi che vengono sapientemente lavorati e messi insieme con tecniche antichissime, che si tramandano di padre in figlio. Il risultato è una pira di 18/20 metri di diametro e 20/22 metri di altezza, che non ha pari almeno in Italia e nel bacino del Mediterraneo.
Questa grande "costruzione agricola" viene accesa la sera del 16 gennaio con uno spettacolo di fuochi pirotecnici, e rappresenta il punto di riferimento per gli eventi e le manifestazioni, che durano fino a notte inoltrata. L'accensione della"focara" è il momento culminante della festa e la piazza che la ospita, piazza Tito Schipa, conta la presenza di almeno 50.000 persone. L'appuntamento è per il 16 gennaio, giorno della vigilia della festa, alle ore 20.
La "focara" rimanda al fuoco, al quale S.Antonio Abate è inscindibilmente legato, secondo riti e tradizioni ancestrali.
L'origine della "focara" è materia controversa tra gli studiosi. Pare si faccia risalire intorno al secolo XV, quando ci fu una presenza veneziana a Novoli che esercitava il commercio sulla produzione locale di vino, olio e bambagia, e gestiva di un centro di allevamento di cavalli (La Cavallerizza).
Di anno in anno i costruttori della "focara" si impegnano a variarne la forma, dotandola a volte di un varco centrale, "la galleria", che poi è attraversata dal Santo in processione.
E' formata da almeno 90000 fascine, e il lavoro inizia già a metà dicembre.
Nella "focara" novolese convergono antichissimi comportamenti rituali popolari e sicuramente è un rimando di arcaici riti propiziatori pagani.
Era consuetudine prendere i tizzoni della focara, che alimentavano le "bracera" (braciere), e ancora oggi si raccolgono le ceneri che cengono sparse per i campi.

Novoli accende la Focara di Sant'Antonio

Fin dai tempi più remoti il fuoco è sempre stato il fulcro attorno al quale si sono svolte feste rituali di ogni genere. Tali liturgie, in qualunque tempo e luogo venissero celebrate, si sviluppavano attorno a grandi falò laddove i popoli si radunavano per propiziare la crescita dei raccolti ed il benessere di uomini e animali. Da questi antichi rituali trae origine la festa che i cittadini di Novoli tributano al loro Santo Protettore, Sant'Antonio Abate, il cui culto fu ufficializzato il 28 gennaio del 1664 dal Vescovo Luigi Pappacoda.

E' già da giorni cominciata la costruzione della "focara", il tradizionale falò, simbolo della festa del fuoco, formato da una catasta di fascine di tralci di vite (sarmente), recuperati dalla rimonda dei vigneti, le quali vengono accatastate con perfetta maestria e con tecniche tramandate gelosamente di generazione in generazione.
Per la costruzione di una "focara" occorrono all'incirca un centinaio di persone che restano ore e ore in piedi sui pioli delle lunghe scale, passandosi l'uno sull'altro al di sopra della testa i fasci, che poi giunti in cima vengono sistemati perfettamente dal costruttore. Proprio sulla cima, la mattina della vigilia, viene issata un'artistica bandiera, sulla quale è rappresentata un'immagine del Santo, che successivamente brucia insieme al falò.
La "focara" di anno in anno diventa sempre più famosa in Italia ed inizia a destare tanta curiosità anche in altre parti del mondo.

Fonte: Il Gallo