venerdì 8 ottobre 2010

Diario di Viaggio - Salento, terra di libertà

Terra cordiale, aspra e selvaggia la Puglia, terra che emoziona e che accoglie; in un assolato ma mite giovedì di giugno, mi ha dato il suo caloroso benvenuto.
Sin dall’inizio del viaggio, la mia intenzione era ben chiara: avevo completamente bisogno di tuffarmi in una realtà mistica e autentica, dovevo scrollarmi strada facendo di pensieri, problemi, finzioni. Il mio treno, che doveva solcare interamente l’Italia, aveva un doppio compito: oltre ad accompagnarmi realmente in una nuova località, il convoglio doveva condurmi in una nuova dimensione fatta di libertà, di leggerezza, di profumi nuovi. E io, in quei 1000 e più chilometri, dovevo lasciarmi andare, dovevo prepararmi ad accogliere nel mio cuore una terra forestiera.

Sono arrivata a Savelletri, vicino Fasano: Masseria Torre Coccaro, una masseria dipinta tra stravaganti ulivi e magici muretti a secco, dove il tempo si è fermato a quando la genuinità era la linea guida della vita dei contadini.
La bianca masseria si è presentata ai miei sorpresi occhi in tutto il suo splendore: eleganza e lusso connaturato e mai sfrontato, colori, suoni e odori mai visti né sentiti prima, una dimensione senza tempo in cui trovavano terreno fertile l’accoglienza, il bello, il vivere bene.
Avrei trascorso la mia prima notte in Puglia in questo angolo di paradiso: avrei dormito sotto un cielo che non avevo mai visto, ma che in qualche occasione avevo senz’altro sognato.
Avrei dormito protetto da sentinelle eleganti e portentose, gli ulivi: strane creature, che ho iniziato ad osservare con curiosità dal finestrino del mio treno. Percepivo forte la loro personalità, era come se il vento li avesse dipinti uno ad uno: tronchi nodosi, secolari, curvati su se stessi dagli anni, eppure forti, aggrappati alla vita e a quella terra rossa come sangue.

Prima tappa di questa avventura in terra di Puglia è stata lo zoo safari di Fasano.
Giornata piacevole, il parco è ben curato; troppa gente però, troppe auto e soprattutto animali troppo umani, silenziosi come uomini che sopravvivono anziché vivere. Un po’ di malinconia nel vedere leoni, tigri, elefanti oziare all’ombra di alberi che non sono loro, che hanno rinunciato a rincorrere la loro libertà.
Dopo un divertente ritorno al passato tra i giochi del parco divertimenti Fasanolandia, ho ripreso il cammino alla scoperta del nuovo mondo che mi circondava.

Inspiegabili e misteriosi, tra gli immancabili ulivi e le sconfinate campagne, spuntavano di tanto in tanto i trulli, con i loro bizzarri tetti.
A quel punto, la curiosità di approfondire queste costruzioni uniche al mondo ha preso il sopravvento e mi ha portata a modificare il mio tragitto; forse, in realtà, la Puglia non è la destinazione ideale per costruire un itinerario, bisogna solo lasciarsi guidare dall’istinto e dalle meraviglie che si incontrano quasi per caso strada facendo.
Attraversando la tortuosa e panoramica Selva di Fasano, mi sono diretta verso la capitale dei trulli, Alberobello; lungo il percorso, trulli sparsi qua e là sembravano indicare la giusta direzione.
Sono arrivata dopo poco più di un’ora nella zona monumentale e a quel punto ho sentito la strana sensazione di sentirmi una privilegiata poiché mi era stato fatto dono di vedere quel posto unico al mondo.
Un tempo abitazioni del popolo, i trulli ormai da anni sono stati riscoperti nella loro tipicità diventando oggi ambite dimore estive di curiosi viaggiatori e di noti personaggi dello spettacolo e non solo. Quelli della zona monumentale, sono invece adibiti a negozietti dove è possibile trovare le prelibatezze della cucina pugliese, orecchiette, olio d’oliva, taralli e friselle, e i prodotti dell’artigianato, vimini, terracotta, cartapesta.
All’imbrunire riprendo estasiata il mio percorso verso il Salento, verso Lecce, dove vado a trascorrere gli altri cinque giorni della mia vacanza.
Lecce mi accoglie gentile ed elegante come una bella signora, mai avrei pensato che avrebbe potuto sorprendermi così tanto. La città è pulitissima, la civiltà e la cultura si riconoscono in ogni cosa.
A Lecce ho prenotato un hotel, l’Hotel Patria: splendido palazzo nel centro storico, affacciato sull’emblema del barocco leccese: la magnifica Basilica di Santa Croce, col suo rosone imponente e la sua elegantissima piazzetta.
Scoprirò poi che il personale dell’hotel è preparato e gentile e soggiornare all’Hotel Patria è un vero piacere: ma la posizione, quella avrebbe in ogni caso ripagato ad ogni evenienza.
Se Lecce è stata inserita (unica città italiana) nella lista "Best in travel 2010" di Lonely Planet quale città da visitare nel 2010, un motivo ci sarà, ed è presto detto: è la magia che si respira nell’aria, aria che sa di grazia e di cultura, di accoglienza e di festa, di barocco e di orecchiette.
Portali, guglie, colonne e balconi del Centro Storico di Lecce affascinano con effetti cromatici e suggestioni dovuti principalmente all'uso della "Pietra Leccese", una pietra dorata, dura, ma allo stesso tempo particolarmente malleabile. La Basilica di Santa Croce, Piazza Sant’Oronzo, l’Anfiteatro Romano, ma in generale tutti i palazzi della città regalano una immagine di prosperità e ricchezza.
Poi c’è il clima sacro e soave che si respira in Piazza Duomo, unica ed imperdibile…
L’atmosfera del centro storico mi ha attratto così tanto che ho deciso di iniziare le mie giornate bevendo un caffé nella piazza principale, Piazza Sant’Oronzo: era bello osservare la gente passeggiare senza fretta, mi trasmetteva un senso di pace: decisi lì che sarei tornata a Lecce ogni volta che avrei potuto per interrompere i ritmi ansiosi del lavoro e della città.
Di Lecce non cambierei nulla, se non il fatto che le manca il mare. Ma Otranto o Gallipoli distano al massimo una mezz’oretta…
Si può scegliere tra bianche spiagge o scogliere a picco, io amo gli scogli e quindi mi spostavo spesso a sud di Otranto, verso Santa Cesarea Terme e Castro Marina: lì il paesaggio è mozzafiato, la costa sprofonda impetuosa in un mare di una limpidezza mai vista prima; tuttavia, gli accessi al mare sono sempre comodi e agevolati da scalette. Indimenticabili anche il Ciolo e la bianca Santa Maria di Leuca, de finibus terrae.
Proprio lì, a Santa Maria di Leuca, durante una delle mie giornate di sole, mare e relax, ho conosciuto una allegra famigliuola salentina, di Galatina; caso volle che in quei giorni a Galatina si festeggiasse il Santo Patrono, San Paolo, conosciuto anche nel Salento come patrono della pizzica. E così, inaspettato, è arrivato un invito a casa di Sandra e Luca, i miei nuovi amici salentini, per festeggiare insieme al resto della loro numerosa famiglia la tanto attesa ricorrenza.

Dopo un giro della casa, tra soffitti a volta e mille oggetti di antiquariato leccese, ci siamo seduti a tavola. Mozzarelle freschissime, la burrata, la stracciatella, le orecchiette naturalmente, cucinate alla crudaiola, con pomodoro e ricotta secca grattugiata; un’altra pasta, la “ciceri e trìa”, che viene preparata con ceci e due tipi di "tagliatelle", metà fritte e metà bollite così quando la si mette in bocca si ha la sensazione del soffice e del croccante allo stesso tempo, il puré di fave mescolato alla cicoria e il vino, un rotondo Negroamaro.

La risaputa ospitalità dei salentini, il dividere la tavola con loro, con delle persone sconosciute fino a qualche giorno prima, mi ha aiutato a sentirmi veramente parte della terra che così calorosamente mi aveva ospitato fino a quel giorno.
Travolta dal suo ritmo frenetico, quasi senza volerlo, alla fine del pranzo mi sono ritrovata a ballare la pizzica, una danza popolare che nasce come ballo curativo dal morso della taranta, un grosso ragno che abita le campagne del Salento, e che è diventata negli anni una danza di corteggiamento.
Per me ballarla è stato liberatorio; per la prima volta in vita mia mi sono buttata, ho iniziato ad improvvisare senza temere giudizi, senza pormi il problema di ballarla bene o male.
Sandra e Luca ridevano divertiti e un po’ sorpresi; io saltellavo e giravo con gli occhi chiusi e quasi posseduta, mi accorsi lì che il Salento mi aveva restituito la libertà…

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