mercoledì 17 novembre 2010

Il Salento, uno dei luoghi più pericolosi del mondo

Il Salento è terra di piaceri e di tentazioni a cui è difficile resistere: un trionfo di piatti golosi, città ricche di fascino e storia, spiagge bellissime.

Il Salento è terra selvaggia e raffinata. Da bambino passavo l’estate a Torre Lapillo: non c’era la corrente elettrica e l’acqua si prendeva dal pozzo; in compenso, mio papà diffondeva orgoglioso i suoi dischi di musica lirica, tra gli ulivi, alla luce della luna e delle lampade a olio. Ricordo perfettamente la sabbia-borotalco di Torre Lapillo; talvolta andavamo a fare il bagno a Punta Prosciutto, una lunga striscia di dune di sabbia e macchia mediterranea. Ricordo le cittadine, quelle di costa e quelle che se ne stanno a ridosso del mare, come Nardò e Maglie, posti dove ogni pietra ha il suo perché e la sua eleganza.

Il Salento è terra mistica. Come si fa a non fermarsi a Otranto, il suo castello, la colonna con l’Ossario dei Martiri e il Duomo, con il mosaico pavimentale dell’albero della vita. Un’estate stavo scendendo lungo i tornanti che raggiungono l’insenatura dell’Acquaviva, tra Otranto e Santa Maria di Leuca. C’erano 45 gradi, un sole feroce e una luce accecante che si rifletteva sul mare: quasi un’apparizione, una visione che mi ha rapito per qualche secondo.

Il Salento è terra pericolosa. Basta pensare alla sua cucina, un trionfo di piatti di mare sulla costa e di verdure se ci si inoltra nell’entroterra. Crudi di mare, ciceri e tria, fave e cicorie, cozze pelose, orecchiette e burrate: davanti a piatti così si può solo esagerare. Ricordo un’abbuffata di ricci di mare a Gallipoli, innaffiata da litri di Primitivo: finì in una foto ricordo tutti insieme sotto la statua di Manuela Arcuri a Porto Cesareo.

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